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ACR Messina, catastrofico epilogo

ACR Messina, catastrofico epilogo

Situazione paradossale, assurda, quella che in queste ore sta investendo la società ACR Messina, una situazione rappresentativa di una più ampia realtà, quella di una città in balia di se stessa, in balia di avvoltoi pronti ad azzannare la preda e ridurre in brandelli putridi e irriconoscibili quel poco che di bello rimane, quel poco che solo pochi cercano di recuperare. Siamo da poche ore usciti dal caos relativo alla sfiducia del sindaco, che al di là degli orientamenti politici e delle idee, avrebbe solo creato il caos di un ennesimo commissariamento poco utile alla realtà di questa città, ma come da copione, in questa finta e squallida commedia che rappresenta ormai la città di Messina, proseguiamo senza sosta, con un’ennesima pagliacciata, quella relativa al passaggio di proprietà di uno dei flebili patrimoni rimasti in queste lande desolate, ovvero l’ACR Messina.

Riepilogando brevemente i fatti, la giornata di oggi, figlia dell’ennesimo preliminare, il quinto da dicembre a oggi, doveva sancire ufficialmente il passaggio della società e dunque di consegne, tra Natale Stracuzzi e l’imprenditore Franco Proto, l’ultima apparente ancora di salvezza, ma il passaggio incredibilmente ancora non è avvenuto. L’oggetto del contendere sarebbe l’eventuale permanenza nel consiglio di amministrazione dei soci di maggioranza, Natale Stracuzzi e Piero Oliveri. Secondo le indiscrezioni fin qui filtrate, la lettera d’intenti prevede infatti un diritto di opzione per l’acquisto del pacchetto azionario della società, che fino al 30 giugno verrebbe gestita da Proto, ma non l’immediato passaggio delle quote, che fino a quella data resterebbero agli attuali soci. Da qui la condizione posta dall’ormai ex presidente, sgradita ai potenziali acquirenti, che chiedono totale autonomia in cambio dell’impegno a sostenere tutte le spese necessarie da qui a fine stagione.

Questa situazione, ha scatenato così l’ira di una delle poche persone che cerca di salvare la barca, dimostrando attaccamento e serietà nei confronti della piazza e della propria professione, ovvero mister Cristiano Lucarelli, che ha deciso di prendere una forte posizione, portando calciatori e staff tecnico a disertare la seduta di allenamento in programma presso lo stadio Giovanni Celeste, per recarsi tutti uniti e compatti in marcia verso i cantieri Navali Dea in via Don Blasco, di proprietà dell’attuale presidente. Un vero e proprio sit-in, al quale hanno preso parte numerosi sostenitori, che attorniati dalle forze dell’ordine cercano di dar sfogo alla propria frustrazione, chiedendo chiarezza e il passaggio ad una nuova proprietà, o meglio visti i fatti ad una nuova gestione, che possa dare slancio ad una delle aziende della città.

Perché si può essere tifosi o no, si può essere amanti del calcio o no, ma una cosa è certa, una società di calcio è un’azienda, dunque un patrimonio locale da difendere, un importante fattore economico che può dare slancio ad una città, ancor di più ad una realtà come la nostra, basta dunque solo volerlo, basta affidarsi a gente giusta come mister Lucarelli, perché i Lucarelli ci sono in vari campi e settori della società, basta solo metterli nelle condizioni di agire, di fare il proprio lavoro con onestà, serietà e professionalità, tre parole che ormai sono scomparse da tempo nell’immaginario collettivo di una buona parte di individui che si trovano a gestire questa nazione, le nostre città, tenendo in mano una candela con un flebile fiamma che illumina pochi ed oscura molti.

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