Il personale della DIA, Direzione investigativa antimafia di Messina e del Centro operativo Dia di Catania ha eseguito misure cautelari, che prevedono la sospensione dalla professione, nei confronti di dodici tra dirigenti e dipendenti del Consorzio per le autostrade siciliane (CAS).
I reati ipotizzati dal Gip sono falso, abuso d’ufficio e truffa, a vario titolo.
Le indagini, durate circa due anni, hanno fatto luce sulla gestione amministrativa del Cas: nell’inchiesta sono una cinquantina i soggetti indagati.
E’ stata disposta la misura cautelare di interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio o servizio, per la durata di 6 mesi 6 nei confronti di: Antonio Canteri, nato a Messina il 23.08.1953, Stefano Magnisi, nato a Furnari (ME) il 16.01.1953; Angelo Puccia, nato a Castelbuono (PA) il 29.02.1960; Gaspare Sceusa, nato a Barcellona (ME) il 19.08.1955; Alfonso Schepisi, nato a S. Piero Patti (ME) il 10.10.1952; Anna Sidoti, nata a Montagnareale il 07.01.1972.
Con lo stesso provvedimento, il G.I.P. ha disposto – per una somma complessiva pari a circa 1.000.000,00 €- il sequestro preventivo per equivalente del saldo dei rapporti bancari intestati o, in caso di incapienza, dei beni immobili e mobili registrati a carico di: Carmelo Cigno, nato a Palermo il 23.09.1948; Letterio Frisone, nato a Messina il 06.02.1953; Carmelo Indaimo, nato a Eicarra (ME) il 25.08.1946; Antonino Francesco Spitaleri, nato a Roccella Valdemone (ME) il 12.11.1949; Antonino Illumino, nato a Messina il 20.09.1948; Corrado Magro, nato ad Avola (SR) il 30.10.1947.
Fra le persone raggiunte dalla misura interdittiva c’è anche il Responsabile Unico del Procedimento per la messa in sicurezza del viadotto Ritiro, Anna Sidoti, sindaco di Montagnareale. I lavori della grande opera proseguiranno con la sostituzione da parte del Cas del Rup. Così anche per tutti quelli interessati ai lavori di ammodernamento dell’autostrada in vista G7. Al centro delle indagini della Dia di Catania, coordinate dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, ci sarebbe la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori.
Secondo l’accusa molti progetti per cui sarebbero stati incassati i soldi non sarebbero stati conclusi o, addirittura, neppure esistiti. Il danno per il consorzio in due anni è stato stimato in oltre un milione di euro. Sono stati, inoltre, individuati 30 casi di liquidazioni senza documentazione. Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha dichiarato: “Le posizioni dirigenziali sono sotto la nostra osservazione “.
Gli incentivi venivano dati in tempi troppo rapidi e incompatibili con i gruppi di lavoro. Nell’inchiesta ‘Tekno’ sono contestati la concessione e il pagamento ai 57 dipendenti del Cas, con quote diverse, di incentivi ottenuti per del lavoro che, secondo l’accusa, sarebbe stato svolto nell’orario d’ufficio e per compiti previsti dalla mansione svolta per conto del Consorzio per le autostrade siciliane. A spiegarlo è uno dei dipendenti del consorzio sentito dalla Dia di Catania e dalla Procura di Messina: “La mia attività consisteva nel compilare tabelle, un’attività che avevo reso per dovere d’ufficio, comunque non riconosciuti da incentivi progettuali, in relazione ai rapporti del C.a.s. con altri Enti e per tratte autostradali diverse .
Il lavoro è stato da me espletato in ufficio, trasmesso a un geometra e discusso col Rup, e comunque normalmente nelle ore ordinarie d’ufficio: è capitato anche fuori dal normale orario di lavoro “.
La dichiarazione, secondo l’accusa, evidenzia come le attività svolte e ricondotte nell’alveo degli incentivi progettuali rientravano nell’ordinaria attività del dipendente, svolta principalmente nelle ore d’ufficio.
Il Presidente del CAS, Rosario Faraci, definitosi profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria che ha coinvolto il consorzio, manifesta, anche a nome della Amministrazione e della Direzione Generale, la totale fiducia nell’operato della Magistratura.
Il CAS procederà, secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento, come per legge, nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal Magistrato.