I finanzieri del comando provinciale di Messina, nell’ambito di una complessa serie di indagini dirette dalla Procura, stanno procedendo oggi, sulla base di un provvedimento emesso dal GIP del Tribunale di Messina Salvatore Mastroeni, all’esecuzione del sequestro di conti correnti, società di capitali, beni mobili ed immobili, ed azioni riconducibili a Francantonio Genovese, a suo figlio, il neo deputato all’Ars Luigi Genovese, e ad altri suoi familiari.
Le indagini, in un primo momento, avevano consentito di individuare fondi esteri, riconducibili a Genovese, per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro.
Pare che questi fondi siano in parte transitati da un istituto bancario di Montecarlo e che siano stati intestati ad una società panamense controllata da Francantonio Genovese e dalla moglie Chiara Schirò. La restante parte, invece, (circa 6 milioni) sembrerebbe essere stata trasferita direttamente in contanti, partendo dall’Italia, tramite l’ausilio di figure terze.
Francantonio Genovese collegava la provenienza di queste somme alla figura del padre Luigi. L’accertamento effettuato, però, ha fatto sì che le autorità giudicassero tale patrimonio incompatibile con le entrate dichiarate, motivo per cui è scattata la “contestazione di riciclaggio per denaro derivante da reato”.
Nel complesso le indagini, anche a seguito di ulteriori accertamenti effettuati a seguito della scelta della moglie di Genovese di optare per la “Voluntary Disclosure” (lo strumento che il fisco mette a disposizione dei contribuenti per regolarizzare la propria posizione fiscale, ndr), hanno messo in luce la presenza un’articolata attività, operata dalla famiglia Genovese, orientata al riciclaggio e alla frode del fisco.
Pare infatti che gli indagati abbiano dato luogo ad una serie di operazioni finalizzate al trasferimento ad altri soggetti dei beni e delle disponibilità finanziarie in possesso di Francantonio Genovese. Questi si sarebbe quindi spogliato del patrimonio finanziario, mobiliare ed immobiliare a lui riconducibile trasferendone parte (compresi i proventi delle precedenti attività di riciclaggio) al figlio, il neo deputato all’Ars Luigi Genovese (quarto neo deputato dell’Ars a finire inquisito).
Ciò con una duplice finalità: eludere il possibile sequestro e sottrarsi al pagamento delle relative imposte e sanzioni amministrative per un ammontare stimato di circa 25 milioni di euro.
Per questi motivi il decreto di sequestro preventivo accompagnato da informazione di garanzia per i reati di riciclaggio e sottrazione indebita, è stato notificato non solo a Francantonio Genovese ma anche alla moglie Chiara Schirò, al figlio Luigi Genovese, alla sorella Rosalia Genovese ed al nipote Marco Lampuri.