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Ciclismo: Froome positivo al doping

Ciclismo: Froome positivo al doping

Il ciclista britannico Chris Froome, 32 anni, attualmente schierato nel team Sky, è stato trovato positivo al salbutamolo, un broncodilatatore presente nei farmici contro l’asma. Patologia che in effetti affligge da sempre il corridore.

Proprio per questo suo utilizzo a contrasto di una patologia diffusa quale l’asma, il salbutamolo è sottoposto ad un regime elastico nel contesto delle verifiche antidoping. Diversamente da altre sostanze, può essere infatti assunto senza che venga preventivamente fatta richiesta di “autorizzazione terapeutica”, a patto che il dosaggio resti entro certi limiti. Nello specifico 1600 microgrammi in 24 ore.

Il guaio per Froome, che si definisce tranquillo e pronto a sostenere gli ulteriori esami richiesti, sarebbe proprio quello di aver ecceduto nel dosaggio del farmaco superando, stando al campione raccolto durante la Vuelta il 7 settembre scorso, la soglia limite di 1000ng/ml (nanogrammi per millilitro).

Durante la Vuelta ho avuto un peggioramento dell’asma – ha commentato il ciclista – quindi ho seguito il consiglio del medico della squadra e aumentato la dose di salbutamolo, come sempre, stando attento a non usarne più di quanto permesso”.

Sul tema si è registrato il commento del team Sky che ha prontamente preso le difese del proprio corridore: “Il limite è solo un indicatore. Il salbutamolo viene secreto dall’organismo nelle urine in maniera a volte imprevedibile, non a caso la federazione internazionale non ha sospeso l’atleta e chiede ulteriori controlli prima di prendere provvedimenti”.

A questo punto per Froome si tratterà di sostenere ulteriori test disposti dalla Wada (Agenzia mondiale antidoping, ndr). Nello specifico al “keniano bianco” verrà chiesto di pedalare sui rulli in un contesto che riprodurrà condizioni di temperatura e umidità simili a quelle della gara, assumendo quantità progressive di salbutamolo e producendo ripetutamente campioni di urina.

 

L’obiettivo del test è quello di determinare quanto e come l’organismo del britannico risponda alla somministrazione del broncodilatatore in questione e capire quindi se all’assunzione di una dose lecita di quest’ultimo corrisponda una produzione di metaboliti nella norma o, invece, un’ipersecrezione dovuta a particolari condizioni metaboliche.

Se si dovesse verificare la prima ipotesi il fatto verrebbe qualificato come vero e proprio abuso e per Froome scatterebbe la squalifica, nella seconda ipotesi invece il tutto potrebbe essere archiviato.

Pochi i precedenti a questi livelli, particolarmente simile è quello che ha avuto come protagonista l’italiano Diego Ulissi, che nel Giro d’Italia del 2014 venne trovato con 1900 ng/ml di salbutamolo nelle urine. Ad Ulissi, una volta eseguiti i test del Wada, venne riconosciuta la “semplice” negligenza anziché il dolo, ma fu comunque squalificato per nove mesi.

Un epilogo simile per Froome significherebbe la perdita della Vuelta (con la conseguente assegnazione al secondo classificato, lo Squalo dell Stretto, Vincenzo Nibali) e forse anche la rinuncia al Giro d’Italia 2018, l’unica grande corsa a tappe nella quale non ha ancora conquistato il primato.

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