Già da alcuni mesi, in considerazione del processo di riordino del sistema ospedaliero e della rete di emergenza che la regione Sicilia stà mettendo in atto, si vociferava di una possibile chiusura (o “sospensione”) che avrebbe potuto colpire i Punti Territoriali di Emergenza.
Questi si configurano come luoghi, presidiati da personale medico e paramedico, destinati a svolgere una funzione di supplemento rispetto alla rete assistenziale “tradizionale”, con il doppio scopo di garantire una presenza ancor più capillare degli operatori sanitari sul territorio e di alleggerire il lavoro dei pronto soccorso per i casi meno gravi.
Nello specifico, con un provvedimento dei primi di dicembre, l’ASP di Messina ha ufficialmente comunicato la “sospensione” dei PTE di Novara di Sicilia, di Messina Sud e di Messina Nord a partire dal primo gennaio.
Mentre, dal primo febbraio, pare che la stessa sorte debba toccare a quelli di Capo d’Orlando e Tortorici.
I motivi alla base di questa decisione afferirebbero a due questioni principali: la generale mancanza di organico e la conseguente propensione, per lo meno in relazione a zone dove si può contare sulla presenza di altre strutture sanitarie nelle condizioni di sostenere l’eliminazione di questo “servizio di supporto”, a ricollocare il personale presso strutture meglio organizzate, così da evitare lo sperpero delle potenzialità del lavoro degli operatori stessi.
In proposito, in un recente colloquio, la SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani) ha espresso la propria disapprovazione rispetto alla posizione dell’Asp sulla questione, ma quest’ultima ha comunque confermato la chiusura del PTE di Novara di Sicilia (per carenza di organico e ridotte prestazioni territoriali pur in presenza della guardia medica negli stessi locali), oltre che di quelli di Messina Sud e Nord (in questo caso per carenza di organico e per presenza sul territorio cittadino di diversi pronto soccorso).
Anche per quanto riguarda i PTE di Capo d’Orlando e Tortorici sarebbe stata evidenziata la carenza di organico.
Infine, a proposito della ricollocazione del personale è stato previsto che alcuni dei medici di questi PTE vengano reimpiegati in strutture aziendali per un periodo di 3 mesi, conservando l’indennità di emergenza, e con la prospettiva di una successiva ricollocazione sempre nel campo dell’emergenza.
Per il futuro, fermo restando il processo di rimodulazione in atto, si presume che il numero dei PTE che dovrebbero sopravvivere si aggiri intorno ai 7, e tra questi i più “solidi” sembrerebbero essere quelli di Salina e Barcellona.