Il 2018 si avvicina e con l’anno nuovo si avvicina la chiusura dei Pte. Già l’ 1 gennaio potrebbero chiudere il presidio di Novara Sicilia e i due di Messina.
Su questo argomento abbiamo voluto un commento del dr. Giovanni Caminiti, Medico di Medicina Generale ed esponente di “Alternativa 2017”.
Dr. Caminiti, un primo commento alla notizia.
La cosa non mi sorprende per niente, se ne parlava già da mesi. Solo che quando si è cominciato a parlarne in modo significativo eravamo in campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine dei Medici e i sindacati espressero ampie rassicurazioni, ora i nodi vengono al pettine. E a breve temo che si tornerà a parlare anche di 118 e ambulanze medicalizzate.
C’è chi vorrebbe fare apparire i Pte come delle strutture inutili.
Una struttura sanitaria al servizio dei cittadini non è mai inutile. Chi afferma una cosa del genere dovrebbe confrontarsi l’intasamento dei presidi di Pronto Soccorso e vedere quanti “codici bianchi”, che possono trovare assistenza nei Pte, devono essere affrontati in quelle sedi. Il problema invece è che la popolazione non è sufficientemente informata. Tantissimi non ne conoscono l’esistenza, gli altri non ne conoscono né l’ubicazione né l’operatività. Quindi l’utenza da “codice bianco” continua a rivolgersi al Pronto Soccorso e il numero di interventi del Pte risulta essere poco significativo.
Bisogna fare anche un discorso territoriale. Tanto più il presidio è lontano da strutture sanitarie, tanto più è utile.
Si parla di presidi in carenza di organico.
Quando una struttura è in carenza di organico le soluzioni sono tre: o la si chiude (soluzione peggiore) o si completa l’organico (soluzione ottimale) o, terza via intermedia, si riduce l’orario operativo per adeguarlo all’organico.
Si consideri che, chiudendo un presidio sotto organico, il personale presente dovrà essere ricollocato. E dove, in un inutile soprannumero in altra struttura per garantirgli l’emolumento mensile ? Quindi si può immaginare che i cittadini vengano privati di un servizio e che venga comunque sperperato denaro pubblico?
Quindi non ci sono soluzioni che non prevedano disservizio e sperpero?
Sarebbe semplicistico sia dare una risposta del genere sia ritenere che il problema si risolva con facilità. L’attività di soccorso territoriale dovrebbe essere riesaminata nel suo complesso e non essere suddivisa in tronconi diversi. Pte, Continuità Assistenziale e 118 hanno ruoli diversi e complementari l’uno all’altro. La popolazione non li conosce e li confonde e , purtroppo, a volte, anche gli stessi addetti ai lavori non riconoscono queste diversità. Mettere dei precisi paletti e renderli noti specie alla popolazione, così che possa fruire di ciascuno dei servizi in maniera adeguata, sarebbe offrire alla popolazione stessa un grande servizio, ottimizzare risorse e prestazioni, affidare ai presidi di Pronto soccorso quanto a loro compete e niente di più.