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Incidente “Segesta”: verrà intitolata una via alle vittime, ma ancora tante ombre sulla vicenda

Incidente “Segesta”: verrà intitolata una via alle vittime, ma ancora tante ombre sulla vicenda

Era il pomeriggio del 15 gennaio del 2007, da poco passare le 17, quando nello stretto di Messina avvenne la terribile collisione tra la motonave veloce “Segesta” e la portacontainer “Susan Borchard”.

L’impatto portò al ferimento di un centinaio di passeggeri della Segesta e alla morte di quattro membri dell’equipaggio: il comandante Sebastiano Mafodda, il direttore di macchina Marcello Sposito, il marinaio Palmiro Lauro e il motorista Domenico Zona.

Sulla vicenda si stagliano a tutt’oggi diverse ombre, come il curioso malfunzionamento di ben 3 sistemi della Susan Borchard che avrebbero dovuto registrare i dati relativi alle variazioni di rotta o ad eventuali avarie della strumentazione di bordo.

Malfunzionamento curioso soprattutto per le dinamiche con cui si è presentato ancor prima che per il numero di sistemi interessati.

Uno di essi ad esempio, l’AIS (Automatic identification system, il sistema d’identificazione automatico delle imbarcazioni), presenta un buco di 2 minuti e 40 secondi nei dati registrati, giusto il tempo necessario a non consentire una puntuale ricostruzione della rotta della nave nei momenti immediatamente precedenti l’impatto.

O ancora il guasto della stampante degli allarmi di macchina che non ha potuto fornire dunque alcun dato utile, nonostante al momento dell’ispezione a bordo, il 26 gennaio, venisse ritrovato perfettamente funzionante. Riparato dal direttore di macchina, si dice, nonostante tanto la “Susan Borchard” quanto la strumentazione a bordo fossero poste sotto sequestro giudiziario.

C’è chi ipotizza che il velo di mistero calato sulla vicenda (la cui dinamica a distanza di 11 anni non è stata ancora ricostruita con chiarezza) sia imputabile al carico a bordo della portacontainer.
Quest’ultima infatti, al pari delle “compagne di flotta”, era regolarmente impegnata in spostamenti tra i porti mediterranei e quelli israeliani e il giorno della collisione faceva rotta proprio verso uno di questi, quello di Ashod.

A rendere rilevante questo aspetto una particolare coincidenza che vide la nave gemella della Susan Borchard, la “Catherine Borchard” gettare gli ormeggi nella zona di Paradiso, nel periodo di permanenza della prima presso il porto di Messina.

Quella notte infatti, secondo alcuni testimoni, attorno alla Catherine Borchard si sarebbe verificato un intenso andirivieni di piccole imbarcazioni e all’alba della mattina seguente, “riparato il guasto”, la nave in questione ripartì.

Gli interrogativi sulla vicenda, non ultimo il “repentino” dissequestro della Susan Borchard avvenuto a soli due giorni di distanza, il 27 gennaio, dalla nomina dei pertiti da parte del tribunale che ebbero il tempo di effettuare un unico sopralluogo a bordo, rimangono tanti e purtroppo appare sempre più improbabile che possano essere chiariti in via definitiva.

Intanto ad un Amministrazione cittadina, che può ben poco rispetto alla soluzione di tali dubbi, non resta che stringersi in un abbraccio solidale nei confronti delle famiglie delle vittime, decidendo di intitolare a queste ultime una strada nell’area portuale della città.

Ad annunciarlo l’assessore Sebastiano Pino in occasione della cerimonia tenutasi ieri in ricordo di quel 15 gennaio 2007.

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