Cari amici,
continuiamo a vivere un gennaio sorprendentemente caldo, eppure se ascoltiamo i discorsi della gente per strada nessuno si accorge delle margherite spuntate sui prati a dicembre (che pure non è stato troppo mite), delle mimose già fiorite, delle notti insolitamente tiepide.
Tutto per colpa del vento, una costante di questa stagione, e dell’umidità, che ci fanno percepire una temperatura più “rigida”. Ma è un fatto che i Peloritani, i Nebrodi e l’Aspromonte siano quest’anno senza neve se non in alta quota, così come l’Etna tristemente spoglia fin quasi in cima. Tutta acqua tolta dai corsi d’acqua per l’estate, se dovesse continuare così. E l’agricoltura certamente potrà risentire di una stagione così bizzarra, iniziata sui binari di una mite normalità e proseguita nel “grottesco climatico”.
Ma vediamo i dati. Alcune stazioni cittadine, come quella di Mili San Marco (in collina dunque), registrano massime di gennaio superiori alla media di due gradi.
Nulla a che vedere col mitico e mite inverno siciliano esaltato da scrittori, musicisti, poeti. Ma la copia di un inverno tropicale, solo più fresco.
Nulla di allarmistico, intendiamoci. Fa piacere risparmiare sul riscaldamento, fa piacere uscire di casa e incappare in un tepore meraviglioso, che aumenta il buonumore. E non sappiamo se questo sia un trend climatico oppure la conseguenza del famigerato “global warming”. Sappiamo però che, guardando gli inverni degli ultimi 50/60 anni, si è passati da una media annuale di 17 gradi degli anni sessanta del secolo scorso, agli anni duemila in cui non si è mai scesi sotto i 19. Il 2009, anno che ebbe un inverno freddo e nevoso specie in febbraio, ebbe ben 19.5 di media annua, poco meno di quella di una città qualsiasi delle isole Canarie. Anche il 1999 e il 2017, anni di inverni freddi e nevosi, hanno avuto una media annua superiore ai +19. Addirittura in annate normalissime le statistiche parlano di sette giorni di neve annui (1983, 1987), cosa non successa neanche l’anno scorso.
Il clima è dunque cambiato verso il caldo. E lo fa con una velocità impressionante, anche nelle annate in cui vi sono ondate di freddo poderose.
Se a febbraio arrivasse il freddo non stupiamoci che la media annua possa risultare comunque elevata. Con buona pace degli operatori sciistici, che sull’Etna, a Gambarie, a Piano Battaglia, a Floresta si stanno chiedendo come e cosa fare. Nel periodo dell’optimum medievale, quando faceva ben più caldo di oggi, ci furono episodi di neve e gelo fino al Cairo, ma erano comunque eventi circoscritti nel tempo e rimaneva il tepore a farla da padrone.
Veniamo a noi. Domani potrà cadere qualche pioggia, sospinta da venti di maestrale. Poi pausa interlocutoria con venti di direzione variabile, e infine una sciroccata nel weekend con dei piovaschi, il tutto in un contesto fresco (mai freddo) e umido.
Non nascondiamocelo: il tepore piace. Ma un po’ di normalità non guasterebbe.