Si è concluso ieri il primo grado del processo che ha portato alla condanna a 3 anni di reclusione di Don Giovanni Bonfiglio, prete messinese di cinquantasette anni, per aver molestato un ragazzino sul tram.
I fatti risalgono al 2014 quando Don Bonfiglio (che già all’epoca era stato allontanato dalla parrocchia di Tremestieri per le voci che circolavano sui suoi appetiti sessuali), all’altezza della fermata che fronteggia gli imbarcaderi privati, avrebbe appunto palpeggiato più volte un giovane messinese di ritorno da scuola.
Quest’ultimo comprensibilmente infastidito dall’atto del prete avrebbe reagito dapprima con uno spintone e in un secondo momento, riscaldatisi gli animi, anche con uno schiaffo.
Il trambusto scaturito dalla lite portò all’intervento delle forze dell’ordine che, una volta riportata la calma, cominciarono a raccogliere le testimonianze dei numerosi presenti da cui emersero riscontri positivi relativamente alla versione del giovanissimo.
Ieri, la I sezione penale del Tribunale (presieduta da Massimiliano Micali), analizzati i fatti, ha accolto la richiesta dell’accusa, che aveva richiesto che la condotta del prete fosse sanzionata con una pena di 3 anni. Ciò salvo che i palpeggiamenti non venissero classificati di “grave entità”, in quel caso il sacerdote avrebbe rischiato fino a 10 anni.
Durante il processo il prelato è stato difeso dall’avvocato Antonio Centorrino. Il giovane e i suoi familiari, costituitisi parte civile, erano invece assistiti dall’avvocato Giovanbattista Freni