Una drammatica escalation dai contorni ancora incerti. Il fenomeno degli spiaggiamenti dei capodogli, seguito anche dal Museo della Fauna dell’Università di Messina, conta tre capodogli spiaggiati nelle ultime due settimane e due avvistamenti di carcasse in mare.
La prima carcassa è stata avvistata dalla rete di collaboratori del Museo della Fauna dell’Università di Messina sul litorale di Cefalù il 17 maggio: si trattava di un esemplare di circa 6 anni di età con una quantità notevole di plastica nello stomaco. Il 21 maggio si sono registrati altri due casi: uno nel palermitano, dove un maschio di 8 metri e mezzo è stato trovato con oggetti di plastica nello stomaco, ed un altro maschio di 5 metri e mezzo a Gioiosa Marea, con lo stomaco però vuoto.
In proposito un ruolo fondamentale è stato ricoperto dall’equipe di studiosi del Museo della Fauna di Messina, composta dal Dottor Carmelo Isgrò e dagli studenti Jessica D’Amore, Marco Aiello, Marco Zangari ed Enrico Arezzo, intervenuta sul posto per raccogliere ed analizzare i reperti. Attività indispensabile sia per l’identificazione della causa di questo fenomeno che per la successiva musealizzazione degli scheletri degli esemplari spiaggiati.
Il 22 ed il 25 maggio, infine, pare siano stati avvistati altri due esemplari deceduti, il primo al largo di Favignana, il secondo al largo di Stromboli. In questo caso però non è stato possibile confermare definitivamente gli avvistamenti.
Nell’ultimo decennio, sono stati segnalati 51 esemplari di capodogli spiaggiati dei quali 19 sono stati esaminati trovando in 17 casi frammenti di plastica ingerita e in 2 casi reti da pesca attorcigliate sugli animali.