La strada, che va da Pace a Curcuraci, è ora intestata al naturalista e paleontologo, Adolfo Berdar, esule istriano, poi trapiantato a Messina. A lui è dedicata anche una pagina sul social Facebook dal nome “Per non dimenticare Adolfo Berdar”. Vediamo chi era!

Nato a Fiume il 27 agosto di 100 anni fa, nel 1919. Nel dopo guerra, terminata la II Guerra mondiale, trovò rifugio a Messina, costretto dal regime jugoslavo di Tito ad abbandonare la sua amata terra.
Per primo descrisse alcuni degli organismi presenti nella nostra zona e, tra le notevoli sue scoperte paleontologiche, ricordiamo il ritrovamento della mandibola di “Homo neanderthalensis“, avvenuto in Calabria.
Fece scoperte nel campo della Biologia marina: lui arrivò al primo ritrovamento di “Corolla spectabilis” nelle acque dello Stretto; in particolare, fu lui a condurre lo studio della fauna “abissale“ dello Stretto di Messina. Da lungo tempo ormai, questi studi erano stati abbandonati, ritornando in auge con Berdar, assumendo i connotati di grande attualità scientifica, riscuotendo non poca risonanza in ambito mondiale.
Animato da una forte passione per le Scienze naturali, nel tempo libero, iniziò a condurre ricerche scientifiche, addentrandosi sempre più in più campi della scienza, ma sempre attingendo alle proprie risorse ecomnomiche.
Ben 7 i libri che scrisse (Le meraviglie dello Stretto di Messina, La Real cittadella di Messina, Riflessioni sulla pesca tra Scilla e Cariddi, Nomi dialettali fiumani, Memorie di Biologia marina e di Oceanografia, La mattanza), sue oltre 100 pubblicazioni scientifiche. Fu un esempio di amore per la natura, la scienza e per la ricerca.





