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Messina, la disperazione di vivere in una scuola

Messina, la disperazione di vivere in una scuola

Riceviamo, e pubblichiamo, la lettera di una sedicenne che scrive anche a nome di un gruppo di lettori, rendendosi loro portavoce. Crediamo che la comunità e la Giunta comunale debbano attenzionare una situazione di tale disagio.

Sono un minore, uno dei 18 all’interno di questa struttura (ex scuola di Catarratti, ndr) in cui viviamo da due anni, ovvero da quando la giunta comunale precedente ha deciso di depositarci in una ex scuola “temporaneamente”. Prima di spostarci qui, ci trovavamo in un’altra struttura ove siamo entrati per disperazione insieme ai nostri genitori.

Però ancora oggi, si sente in giro di persone che non comprendono la situazione, che credono sia solo un modo per passare sotto i riflettori. Il mio appello oggi, va a loro e al sindaco e a tutte le istituzioni.

Dove sono andati a finire l’articolo 3 della nostra Costituzione italiana, che garantisce a tutti i cittadini equi diritti civili e politici, e articolo 25 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto alla casa?

È dignitoso vivere in una struttura che sta cadendo a pezzi? Nella stessa dove abbiamo topi ed altri animali disgustosi come le scolopendre? È onesto per voi, far vivere delle famiglie in una situazione di tale disagio? Dove il guasto elettrico minaccia un incendio improvvisato dall’oggi al domani?

Ho 16 anni e oggi, sono portavoce di 17 minori che non hanno ancora l’età per riflettere bene sulla situazione. Sono gli stessi minori che però hanno applaudito al sindaco e che lo considerano un “eroe”. Non sono pratica in materia, non posso capire quanto siano lunghi i tempi burocratici ma mentre vi occupate di burocrazia, la vita di questi minori me compresa, viene calpestata, derisa, umiliata.

Perché una scuola, soprattutto quella così malandata, non è una casa. Ma soprattutto noi, non siamo degli oggetti.

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