C’é del marcio in Danimarca? Questa celebre espressione, tratta dall’Amleto di Shakespeare, ben si adatta all’annosa vicenda di un seminarista della provincia di Messina che si è rivolto ad un noto e importante studio legale della città dello stretto per denunciare, secondo la sua tesi, una serie infinita di abusi (anche a sfondo sessuale), ricatti e vessazioni.
La vicenda già portata all’attenzione dell’autorità giudiziaria, se confermata, investirebbe come un uragano il mondo clericale messinese, finanche alla sua massima espressione.
Nell’esposto presentato dai legali del seminarista, emergono un’infinita serie di reati nei confronti del giovane finalizzati alla sua espulsione dal seminario che frequentava, dopo un percorso formativo durato oltre sette anni, e giunto quasi al termine.
La colpa di questo ragazzo risiederebbe nel fatto di non essersi piegato alle bramosie sessuali di chi la veste talare la indossa con indegno fare, ma soprattutto di avere raccolto del materiale inoppugnabile sul vorticoso giro di sesso che vede coinvolti numerosi sacerdoti.
A supporto di tutto questo, un enorme mole di materiale fatto di conversazioni, scambio di messaggi, chat e foto hard dall’inequivocabile sfondo sessuale, alcune delle quali veramente disgustose e dissacranti anche dell’abito talare.
Di tutto ciò sono stati informati i massimi vertici locali a cui il giovane, disperato per la sua ingiusta espulsione dal seminario e già vittima da ragazzino di una violenza da parte di un parroco, si è rivolto per avere giustizia.
Giustizia, figlia di una vera vocazione ci confermano i legali, che non è mai stata fatta, e che anzi si è trasformata nella peggiore delle punizioni: l’allontanamento dal seminario e l’impossibilità di continuare a percorre quel percorso che avrebbe portato alla vestizione dell’abito talare.
Forti, fortissime, le parole contenute in una lettera finita agli atti, scritte da chi dovrebbe tutelare, proteggere e denunciare casi di violenza come questi: “Ho subito ribadito che il materiale inquietante non era un presupposto per il dialogo e per il discernimento, anzi era addirittura compromettente sin da subito il desiderio di poter accedere agli Ordini.“
Inutili i tentativi da parte dei legali del seminarista di ricomporre in maniera amichevole la vicenda, a cui è anzi è stato donato dalla controparte, dopo un infruttuoso incontro, un libro su come fare il sacerdote: oltre il danno la beffa.
Inascoltati tutti gli appelli lanciati per richiedere di mettere fine a quest’ingiustizia; dal Nunzio apostolico per l’Italia, al segretario di stato, passando per il Prefetto per la congregazione dei vescovi a quello della congregazione del clero, fino ad arrivare al Papa.
Nessuna risposta, si è anzi alzato un muro di gomma nei confronti del giovane che ha visto come unico risultato bocciata ogni sua istanza di accedere ad altri seminari in Italia.
Non resta che una considerazione, se questo è il nuovo corso della chiesa in merito all’approcciarsi alle violenze e agli abusi subiti suoi figli, da parte chi la rappresenta, siamo ben lungi dallo scampare a quel naufragio spirituale che affannosamente si cerca di evitare.