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Il Popolo Siciliano alza la testa: grande partecipazione per la Marcia del Vespro.

Il Popolo Siciliano alza la testa: grande partecipazione per la Marcia del Vespro.

Era il 30 Marzo del 1282, quando il Popolo Siciliano, come spesso fece e farà nella sua gloriosa storia, insorse contro l’invasore, in quel caso angioino, dando il là ad una delle rivolte destinate a segnare il volto della storia del vecchio continente, dando il là al Vespro Siciliano.

Vespro dal quale, la nostra Messina, uscirà con i massimi onori per il servizio svolto alla patria Siciliana, passando alla storia come la Città dei Leoni e dei purissimi eroi, oltre che con l’appellativo di Clavis et Custodia Totius Siciliae.

Il Vespro segnerà una pagina indelebile nella storia e dell’identità Siciliana e proprio ieri, per ricordare quei giorni di profonda lotta e riappropriazione della propria sovranità, migliaia di nostri compatrioti Siciliani, si sono riversati sulle strade di Palermo da ogni parte dell’Isola, al fine non solo di ricordare e rendere onore alla memoria dei nostri avi, ma anche per chiarire fortemente un concetto, i Siciliani del Vespro esistono ancora e sono pronti a lottare per riportare la Madreterra degli Dei agli antichi fasti.

L’evento è stato frutto di un’organizzazione certosina, la quale ha coinvolto innumerevoli associazioni sia laiche, che politiche, che culturali, in tutta la Sicilia, ( Trinacria, Movimento Siciliano d’Azione, Siciliani Liberi, solo per citarne alcuni) le quali da mesi erano a lavoro per garantire la riuscita dell’evento, evento che in ogni caso sembra aver superato le più rosee aspettative.

Ma il Vespro 2022, o per chiamarla come hanno scelto di fare gli organizzatori, la Marcia dell’orgoglio Siciliano, non è stato solo un momento di rievocazione storica, ma una vera e propria denuncia delle condizioni di sudditanza e vessazione nelle quali versa la Sicilia per opera dello stato italiano, difatti, secondo gli organizzatori: “Rilanciare il Vespro del 2022 assume una rilevanza, se possibile, ancora superiore: la gestione da parte dello Stato italiano della crisi sanitaria, economica e sociale provocata dalla pandemia da Covid-19 ha amplificato le differenze territoriali che da sempre costituiscono il pilastro portante su cui si regge la vita del nostro oppressore.”

E ancora: “In Sicilia, i contraccolpi di questa gestione

centralizzata li vediamo ben chiari: disoccupazione, emigrazione di massa, chiusura di negozi e attività commerciali, controllo sociale e repressione. Nonostante venga costantemente propagandata una fantomatica ripresa dell’economia, le uniche “cifre in crescita” sotto gli occhi di tutti sono quelle dei prezzi del carburante, degli affitti, delle bollette del gas e della luce. Nel frattempo, le infrastrutture che lo Stato italiano ci ha concesso, che più di tutto avrebbero bisogno di essere finanziate, cadono a pezzi e mettono in pericolo continuamente la vita di noi siciliani.”

Ma ancora più dure sono state le constatazioni dei partecipanti intervenuti al termine della marcia, presso il teatro Massimo, in particolar modo quelle espresse dal segretario del Movimento Siciliano d’Azione, Mirko Stefio, il quale sottolinea come la vessazione di matrice italiana della nostra Isola, porti in dote una serie di criticità le quali incidono pesantemente sulla vita dei Siciliani.

Il leader maximo di MSA, difatti denuncia come la Sicilia venga sfruttata al fine del fabbisogno energetico, spesso a discapito della vita e della produttività dei Siciliani, i quali subiscono senza averne il minimo beneficio, denuncia inoltre la sottrazione di pesanti risorse economiche all’isola da parte dell’Italia, individuando in queste la causa di un’emigrazione giovanile incontrollata e di un’imprenditoria al collasso.

Stefio rilancia inoltre uno dei temi atavici che attanagliano la nostra isola, ovvero la mancata attuazione dello statuto siciliano, il quale però è disatteso solo per la parte inerente gli interessi dei Siciliani.

Accorato, determinato e commovente, oltre che pieno di forza e speranza, è stato anche l’intervento di Tiziana Albanese, portavoce del collettivo giovanile Trinacria, la quale dichiara:

“Se la memoria del Vespro è oggi ancora viva, significa che l’oppressione del popolo siciliano non è finita, che sono ancora insopportabili lo sfruttamento, la miseria, l’emigrazione, la catastrofe ambientale, sanitaria, culturale e, non ultima, l’occupazione militare. Sono cambiati gli oppressori, certo, ma la devastazione territoriale e umana continua inarrestabile, la crisi nel mondo del lavoro e nei servizi essenziali peggiora ogni giorno che passa, le morti per inquinamento, malasanità, dissesto geologico non hanno smesso di affliggerci. Il Vespro è una promessa di trasformazione del presente, la via d’uscita dall’oppressione coloniale e dall’ingordigia del capitale multinazionale.

Un nuovo Vespro è possibile nel momento in cui i siciliani, orgogliosi della propria storia, torneranno a lottare uniti per l’autodeterminazione”.

L’evento dunque si pone come un passo verso la rinascita non solo della Sicilia, ma in particolare dei Siciliani, ai quali si chiede coscienza di se e consapevolezza di appartenere ad un popolo, un popolo che unito deve remare in un’unica direzione, che lo porti a riaffermarsi come potenza culturale ed etica nello scacchiere europeo ma sopratutto mediterraneo.

Ma nell’attesa di capire quanto quest’azione sia riuscita a permeare i cuori e le menti dei Siciliani, non ci resta che osservare l’evoluzione di un’area Sicilianista che oggi più che mai, è attesa da parte dell’elettorato ad una prova di maturità, che oggi più che mai è chiamata a convergere compatta verso larghe intese abbandonando l’atavica frammentazione che l’ha sempre afflitta e depotenziata rispetto alla partitocrazia italocentrica, ritrovandosi magari attorno alle parole del generale Ermocrate, nella speranza che, ancora una volta, uno sguardo al passato sia propedeutico per una spinta propulsiva per il futuro.

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