Breaking News
Home / Politica / Messina verso le regionali 2022: il nuovo che avanza…o è cambiato tutto per non cambiare niente?
Messina verso le regionali 2022: il nuovo che avanza…o è cambiato tutto per non cambiare niente?

Messina verso le regionali 2022: il nuovo che avanza…o è cambiato tutto per non cambiare niente?

In questi giorni abbiamo avuto il piacere di ascoltare narrazioni epocali sul risultato e sulle conseguenze di queste elezioni amministrative a Messina, mentre nulla o pochissimo è stato detto del risultato di Palermo, città dove il centrodestra ha stravinto le elezioni facendo scattare immediatamente il premio di maggioranza, senza se e senza ma.

Premio di maggioranza che molto probabilmente non scatterà a Messina se la legge elettorale verrà interpretata nella giusta maniera, nonostante gli autoproclami del neoconsigliere Cateno De Luca, e per sua fortuna.

Sua fortuna, perché il re delle dirette Facebook non avrebbe più con chi prendersela in città avendo in consiglio la maggioranza assoluta: niente asini volanti, nessuna lobby di potenti, nessun potere occulto che possa influenzare il civico consesso (chissà se la legge Fava n. 18 verrà applicata invece). Non gli resterebbero che dei poveri schibacchini di giornaletti online rei di non pensarla come lui qualche volta.

Ma ritorniamo al voto di queste amministrative 2022. Nonostante l’autocelebrazione deluchiana, il centrodestra ha vinto queste amministrative, non solo in Sicilia ma nel resto d’Italia.

A Palermo il candidato del centrodestra, il professor Lagalla, è stato eletto con 100.000 preferenze quasi a ridosso del 50% di preferenze personali e con oltre il 55% di voti alla coalizione, un risultato stratosferico che oscura il il risultato di Basile a Messina fermatosi sotto il 40% con le sue liste.

Nel resto della Sicilia non è andata cosi diversamente, in tantissimi comuni il centrodestra ha stravinto, in qualcuno buon successo anche per il centrosinistra mentre il M5S, storicamente traballante alle elezioni locali non ha ottenuto grandi risultati, tranne a Palermo, dove ha preso oltre l’8% come lista.

La compagine politica deluchiana al di fuori del territorio messinese e della sua provincia per lo più jonica, suo ormai storico feudo elettorale, non si è presentata quasi da nessuna parte e non si hanno notizie di vittorie o elezioni di suoi candidati altrove.

Basterà quindi il risultato di Messina, di Santa Teresa Riva e di qualche altro piccolo comune messinese ad aprire le porte di Palazzo d’Orleans?

Sono solo questi i numeri della grande rivoluzione che punta a Palermo e addirittura al parlamento nazionale? Sono davvero Giarrusso, Sgarbi e La Vardera, tutti uomini riciclati da altre esperienze politiche, le punte di diamante del nuovo che avanza?

Come a Messina, dove il sindaco e il vice sindaco provengono rispettivamente, uno dalla segreteria di Beppe Picciolo, l’altro ex assessore con Francantonio Genovese, mentre lo stesso De Luca e il suo alleato Germanà, sono politicamente figli della prima repubblica, da sempre candidati in decine di elezioni e protagonisti di diversi cambi di casacche, con la nonchalance tipica dei residenti fissi nei palazzi del potere.

Altro che rivoluzione, cambiano le sigle, cambiano i nomi dei movimenti, ma i personaggi a Messina sono sempre quelli, sono cambiati solo i padroni. E’ cambiato tutto, proclamano, ma non è cambiato niente.

Seguici e condividi:

Lascia un commento

Torna su