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The “European Chips Act”: la nuova proposta della Commissione Europea

The “European Chips Act”: la nuova proposta della Commissione Europea

Dopo l’arrivo del Coronavirus l’UE sembra aver avviato una corsa verso la digitalizzazione, corsa verso la quale sembrerebbe stiano aderendo tutti i paesi membri. Si tratta inevitabilmente di un progetto che molto probabilmente ha avuto inizio con il “green pass” ed il “super green pass”.

Qualche settimana fa infatti, il Corriere della Sera raccontava ai suoi lettori la messa in commercio di un piccolo chip da impiantare sottopelle, che un a volta collegato a un account da cui attingere per i fondi, permette l’eliminazione di qualsiasi carta fisica o denaro contante in vendita al prezzo di 199 euro presso l’Azienda produttrice. Dalla primavere del 2021 sono stati venduti circa 800 impianti.

L’introduzione del chip-scrive il Corriere- viene fatta attraverso l’uso di un ago e la chiusura dell’incisione avviene tramite l’applicazione di specifici cerottini da sostituire dopo 8 anni di utilizzo.

Negli ultimi giorni Klaus Schawb fondatore del World Economic Forum, in una piccola conferenza con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, parla di una “Legge Europea per un chip”. Un chip cerebrale per “la necessità di un cervello fisico per la digitalizzazione “, prosegue inoltre accennando ad un Club di Roma.

Lo “European Chips Act” è un progetto proposto lo scorso 9 febbraio che secondo i suoi ideatori, rafforzerebbe la competitività e la resilienza dell’Europa, contribuendo a realizzare una transizione digitale e una transizione verde. Questo progetto permetterebbe all’UE di raddoppiare la sua attuale quota di mercato al 20% nel 2030.L’iniziativa “Chips for Europe” riunirebbe le risorse dell’Unione, garantirà la sicurezza degli approvvigionamenti agevolato da un “Chips Fund” che faciliterebbe l’accesso ai finanziamenti.

Il nostro Presidente Draghi seguendo la stessa agenda Europea ha già parlato dei chip lo scorso marzo affermando che bisognerebbe aumentarne la produzione.

Tutte cose bellissime ed utili, direbbe qualcuno, ma la vera domanda da fare a questo punto è : esiste un collegamento tra il chip sottopelle e chip cerebrale proposto? o magari il loro obiettivo è un altro? Ma potremmo ancora chiederci: se non accetteremo questo progetto, saremo ancora persone libere?

Di una cosa però siamo certi, tutto sembra orientato verso il 2030 quindi cosa potremmo dirci?

“Benvenuti nel 2030, non possiedo nulla, non ho privacy ma non sono mai stato più felice di così”.

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