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La deportazione dei cani messinesi in Calabria

La deportazione dei cani messinesi in Calabria

Chi ha interesse a mandare i nostri cani in Calabria?

Anche a nascere cane ci vuole sorte! Se riesci a nascere nella giusta latitudine sicuramente avrai più fortuna.

Ci sono animaletti, venuti al mondo sotto una buona stella, che hanno la fortuna di essere amati e accuditi dalle famiglie di cui diventano parte integrante.

Altri, presi come trastullo dei bambini, che poi pian piano vengono relegati nell’angolo più remoto della casa, se non addirittura in balcone.

Chi nasce al sud ha più probabilità di essere sfortunato. 

Gli animali al sud spesso valgono meno che zero e non di rado sono oggetto di maltrattamenti, di abbandono, di incuria.

Chi nasce libero è già più fortunato ma se, per motivi vari, dovesse finire in canile si troverebbe a condividere l’amaro destino comune a tanti poveri quattro zampe.

Al sud i canili sono strutture sovraffollate, scarse risorse, pochi addetti e pochi volontari e malattie come la Leishmania sono all’ordine del giorno.

Per lo più sono strutture con edifici fatiscenti con animali stipati all’inverosimile, perché lo spazio è poco e gli animali sono tanti, a causa del randagismo endemico e delle troppo poche sterilizzazioni.

Più che contrastare il fenomeno andrebbe contrastata una mentalità. Al sud non si sterilizza, non si comprano gli antiparassitari, si danno gli scarti, non sia mai che si spendano soldi per i cani.

Se poi hai l’ulteriore sfortuna di nascere nella città dell’omonimo stretto allora sì che sei davvero scalognato.

Messina è l’unica città capoluogo a non essere dotata di canile sanitario (e neppure di oasi felina).

A peggiorare la situazione incombe la scure della deportazione dei cani che non trovano posto a Messina presso il canile “Millemusi”, primo aggiudicatario del bando cittadino, nella struttura di Taurianova, seconda aggiudicataria.

Non ci dilungheremo oltre sulla storia ormai nota del famoso, o meglio famigerato, bando di gara per l’affidamento al ribasso dei nostri poveri amici pelosi.

Ad oggi però nessun cane era stato deportato al di là dello stretto. La nota gara di solidarietà dei messinesi aveva impedito, proprio all’inizio di quest’anno, che 101 cani, allora allocati in un paio di canili siciliani, venissero trasferiti nel canile calabrese.

Questo almeno sino ad un paio di giorni fa quando, pur essendoci ancora qualche posto nel canile cittadino, un esemplare di pitbull femmina e i suoi tre cuccioli pare siano stati prelevati dall’ospedale veterinario senza preventivamente chiedere se al “Millemusi” ci fosse posto e inviati a Taurianova, tra l’altro senza avvisare nessuno e senza chiedere se qualche associazione locale di volontariato potesse farsene carico.

È lecito chiedersi chi abbia interesse a rimpinguare le fila della struttura in Calabria, ancor prima che finiscano i posti qui da noi? Forse qualcuno avrà detto che in fondo sono solo dei pit. 

Nascere pitbull a Messina significa avere il 90% delle possibilità di finire in mano a malavitosi ed essere detenuti in condizioni di degrado.

Povere anime a cui il “padrone”, forse sarebbe meglio definirlo aguzzino, non assicura nemmeno le più elementari cure per poi abbandonarli dopo averli sfruttati all’inverosimile.

L’abbandono non è il peggiore dei mali visto che i pit sono impiegati nella filiera della cinomachia, vengono cioè utilizzati dalle zoomafie nei combattimenti clandestini.

Tutti sanno, nessuno interviene. Eppure sarebbe facile fare dei blitz mirati nelle ben note zone degradate della città per sequestrare quei cani tutti regolarmente non provvisti di microchip.

Forse l’amministrazione, nel segno della continuità, prosegue ad infischiarsene e preferisce gestirli poco alla volta anziché tutti in una volta. Il senso civico di una comunità si vede proprio dall’attenzione che riserva agli animali.

Nascere cane a Messina è sventura, nascere pitbull a Messina è una sciagura.

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