Il dottore Salvatore Totaro, scrive una lettera a De Luca, invitandolo a riflettere sui suoi trascorsi e sulle intenzioni future.
Puparo social, showman e denigratore di una Sicilia che non è degno di rappresentare. Mi spiace assistere ogni giorno sempre a nuove invettive contro tutto e contro tutti che null’altro fanno che aumentare un discredito verso la nostra meravigliosa isola la SICILIA additando padrini coppole e cupole politico mafiose che non fanno per nulla bene al pensiero e concezione della gente esterna nazionale ed internazionale sul conto della nostra terra.
La Sicilia dalle sue origini è stata dominata da svariate etnie e popoli e guidata da reggenti e condottieri che hanno ciascuno lasciato traccia di realtà diverse in cultura e storia . Il popolo siciliano è tra le genti migliori che sono presenti sul nostro territorio nazionale e lodato e vantato da tutti per svariate condizioni . La fezza tra le genti è sempre esistita dalla creazione del mondo ed è per questo che è stata offerta redenzione tramite una figura mite e santa che si chiama Gesù Cristo. Il governo di un popolo non può essere soppiantato da gesti inconsulti di persone che da soli si ergono ed autoproclamano eroi e nuovi padroni senza un confronto dialettico garbato educato e gentile basato in modo precipuo su elementi di programmi manifestati al di fuori di diffamazioni azioni eclatanti eccessi comportamentali blasfemie nei confronti di chi professa una fede semplice al contrario di chi manifesta pellegrinaggi e strisciamenti in ginocchio solo per visibilità e spot pubblicitari ripresi e trasmessi e raccolti da tutti coloro che affamati di notizie e gesti ampliano le file dei seguaci . Il Cristianesimo porta nel suo contenuto anche l’amore verso i nemici e di uso della parola pulita e guidata dal bene senza spocchieria e sbandieramenti di croci e rosari .
Le elezioni per governare si devono vincere con il voto pulito diretto e conosciuto senza sotterfugi incitamenti a voti disgiunti ostracismi che non hanno riscontro perché mancanti di confronti. Ho voluto affrontare un sano come sempre percorso elettorale non nazionale , come richiestomi da tre partiti, ma regionale per stare vicino ai miei pazienti ed alla mia gente battendomi per i diritti alla libertà delle cure a tutela della salute . Metterò in campo tre sostantivi che saranno il leit motivo della mia campagna elettorale: CAPACITÀ COSCIENZA CORAGGIO. Sfido Cateno De Luca per qualsiasi confronto ovunque per parlare di come fare crescere entusiasmo e valori nella gente verso la nostra terra esprimendo il concetto che il male si sovrasta facendo bene e non additandolo con giudizio da giustiziere e che in un bicchiere più acqua pulita si aggiunge e più limpida diventa. Non serve spubblicare gli altri per riscattare se stessi . Tutto questo è insito nel passato di chi grida denigrando gli altri .
Ricevo condivido ed affianco al mio pensiero alcune considerazioni che si rende lecito sapere e conoscere . “L’ex Sindaco di Messina sta caratterizzando la sua lunga campagna elettorale per la elezione del Presidente della Regione Siciliana come una candidatura a “Sindaco di Sicilia”, ed annunciando la costituzione di un “esercito di liberazione”, tramite un arruolamento in corso, sproloquiando, qualche volta, anche di sommossa di tutto il Meridione. A parte il fatto che tale tipo di terminologia bellica, fatta nel momento di particolare difficoltà che si sta vivendo, potrebbe prefigurare una sorta di astrazione dalla realtà, la definizione “Sindaco di Sicilia” denota una visione riduttiva, provincialistica e costruita su sé stesso, di un ruolo quale quello di Presidente della Regione Siciliana che ha avuto invece una particolare valenza storica e politica. Perché la Regione Siciliana non può essere considerata come un Comune che va gestito da un Sindaco, ma è una Regione a Statuto Speciale Autonomistico, che le consente di svolgere funzioni particolari e precipue rispetto alle altre Regioni. Uno “Status” speciale sottoscritto con un accordo fra Stato Italiano e Regione Siciliana, accordo che alcuni studiosi definirono “un fatto pattizio”, come se si fosse trattato di un accordo fra due Stati sovrani”.
“Inoltre, solo in Sicilia come organismo con funzioni legislative non vi è un Consiglio Regionale ma una Assemblea Regionale, che richiama l’Assemblea Costituente, e che è equiparata ad un “Parlamento”, tanto che i rappresentanti eletti direttamente dai cittadini assumono il titolo di deputati regionali. Parlare quindi come viene fatto di Sindaco di Sicilia suona, non solo come una minimizzazione semplicistica e populista del ruolo a cui si aspira, ma anche come una offesa nei confronti della storia della stessa Sicilia, e finisce con l’essere un escamotage propagandistico, che può essere recepito solo da chi ignora totalmente questa Storia. Una Storia che vede, fra l’altro, il primo “Parlamento” costituito proprio in Sicilia nel 1197 durante il regno di Federico II, e che, nel tempo, anche durante “il Regno di Sicilia” vedeva accanto ai Viceré la figura del Presidente del Parlamento del Regno.
Oltre a queste sottolineature necessarie basterebbe ricordare che lo Statuto Regionale Siciliano contiene delle norme che danno il senso della particolare specificità istituzionale del Presidente della Regione, in quanto, come prevede l’articolo 21, non solo il Presidente è Capo del Governo Regionale, ma rappresenta nella Regione il Governo dello Stato Italiano. Ed inoltre può partecipare con il rango di Ministro al Consiglio dei Ministri, con voto deliberativo nelle materie che interessano la Regione stessa”.
“E se è del tutto fuori luogo e risibile parlare di Sindaco di Sicilia o addirittura di Sindaco di Italia, lo è ancora di più l’utilizzo propagandistico del termine “esercito di liberazione”, svilendo il significato forte, eroico e drammatico che ha sempre avuto questo concetto, che non può essere banalizzato ed immiserito per qualche like o qualche consenso in più. Così come è del tutto poco credibile l’auto raffigurazione di “uomo nuovo” contro la “casta” rappresentata dalla vecchia politica, in quanto non si è in presenza di un novizio della politica che intende indossare le vesti di Savonarola, ma di un esponente politico che ha avuto assidue frequentazioni, da decenni, con coloro che oggi attacca ed accusa”.
“Perché, senza andare ai suoi esordi giovanili nelle file della Democrazia Cristiana negli anni ’90 e successivamente nel Centro Cristiano Democratico di Casini, il “nuovo Mosè” si presentò nel 2001 alle elezioni regionali nelle liste del PRI, in una coalizione che appoggiava a Presidente Totò Cuffaro, e non venne eletto; nel 2006 si presentò, e venne eletto deputato regionale nel Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, sempre in una coalizione che appoggiava il Presidente Cuffaro; si ripresentò nel 2008 ancora con l’ MPA che faceva parte della coalizione che appoggiava Raffaele Lombardo a Presidente della Regione, e fu rieletto; nel 2012 si presentò direttamente a Presidente della Regione con la lista ” Rivoluzione Siciliana” ottenendo un modesto 1,2%; nel 2017 si presentò nella lista dell’ UDC di Cesa, che faceva parte di una coalizione che appoggiava l’attuale Presidente Nello Musumeci, venendo eletto ancora una volta”.
DC (1990-1994)
CCD (1994-2002)
UDC (2002-2005)
MpA (2005-2007. Sicilia Vera(dal 2007)
Sud chiama Nord (dal 2022)
“Ma a parte questi lunghi trascorsi all’Ars, De Luca ha continuato anche da Sindaco di Messina ad intrattenere rapporti con i rappresentanti di quella che oggi definisce “cupola”, difatti nel 2019, in occasione delle elezioni europee, stipulò un accordo con il leader siciliano di Forza Italia, Gianfranco Micciche’, facendo votare tale formazione politica ed invitando ufficialmente, da Sindaco della Città Metropolitana, a votare per Silvio Berlusconi; infine, pochi mesi fa, per le recenti elezioni comunali di Messina, ha fatto un accordo politico-elettorale con quella Lega di Salvini che era presente nel Governo Musumeci. Ma sono gli ultimi fatti che si stanno verificando ad accentuare la perdita di credibilità di un progetto che si sta trasformando in una operazione “trasformistica” di mero potere, in cui vengono coinvolti oltre a “ex Iene”, “camaleonti” veterani, in veste di protagonisti o comprimari della vecchia politica; portando così soggetti noti quali il parlamentare europeo Dino Giarrusso e lo scrittore meridionalista Pino Aprile, che erano stati presentati in più occasioni, trionfalisticamente, come compagni di viaggio, a dissociarsi in tempo utile, perché rischiavano di essere solo strumentalizzati per un disegno che riguarda soprattutto De Luca e certi suoi “fedelissimi” e suoi “antichi alleati”.