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Si fermano gli operai dell’ex discarica di Mazzarrà Sant’Andrea: l’intera vallata a rischio di un gigantesco disastro ambientale (VIDEO)

Si fermano gli operai dell’ex discarica di Mazzarrà Sant’Andrea: l’intera vallata a rischio di un gigantesco disastro ambientale (VIDEO)

Abbiamo intervistato ieri gli operai dell’ex discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, entrati in agitazione già da settembre, e abbiamo riscontrato una situazione incredibile e che rischia di trasformarsi in una tragedia ambientale.

I 6 lavoratori, che si occupano della manutenzione del sito e delle indispensabili manovre per la raccolta del percolato, hanno deciso di incrociare le braccia a tempo indeterminato.

Motivo dell’estrema protesta, il mancato pagamento di quasi 4 anni di stipendio e le reiterate mancate promesse di risolvere la situazione da parte delle istituzioni.

Ripercorrendo la vicenda abbiamo scoperto che i 6 operai provengono tutti dalla Tirreno Ambiente Spa, un azienda a compartecipazione pubblica che fin dall’inizio ha gestito la discarica (oggi sull’orlo del fallimento), tristemente nota per essere stata al centro di numerose inchieste giudiziarie.

Non è la prima volta che gli operai minacciano di fermarsi, stanchi e stufi di non percepire nessuna forma di sussidio per il rischioso lavoro svolto (tra l’altro senza nessuna forma di sicurezza sul lavoro essendo sprovvisti da anni di qualsiasi attrezzatura) e dopo la mancata promessa di attuazione di un tavolo tecnico dove portare la vicenda, la decisione di fermarsi sembra irremovibile.

Il motivo del mancato pagamento degli operai sembra essere l’interpretazione fallace di una delibera di giunta della regione Siciliana, delibera che ha stanziato fondi per quasi 8 milioni di euro per la raccolta e lo smaltimento del percolato proveniente dall’ex discarica.

Ma incredibilmente gli operai del sito, anello indispensabile di questa filiera, non fanno parte dello stanziamento dei fondi.

Anche il prefetto di Messina, come ci hanno riferito gli operai, in un tavolo del 24 gennaio c.a. sarebbe rimasto sbalordito da questo perverso meccanismo che esclude i lavoratori dai fondi erogati dalla regione, promettendo agli operai e al sindacato che li segue, la Fiadel con il delegato Ferdinando Vento, la convocazione di un nuovo tavolo tecnico con i tutti soggetti attuatori (mancava La Rss Messina).

Ma di tavolo tecnico neanche l’ombra, a distanza di quasi due mesi, e la situazione degli operai diventa sempre più disperata nonostante continuino, con alto senso civico e del dovere verso la comunità, il loro indispensabile lavoro sul sito.

Questa volta se la situazione non dovesse sbloccarsi, con almeno l’inizio del pagamento delle mensilità correnti per il 2023, si fermeranno definitivamente, e il percolato che inevitabilmente si accumulerà nelle vasche tracimerà per finire inevitabilmente a valle, fino all’alveo del torrente sottostante, per poi arrivare fino al mare, oppure, ipotesi non trascurabile, anche per il semplice bloccaggio di una delle pompe che suggono il pericolosissimo veleno.

Un disastro ambientale già sfiorato qualche anno fa, quando il percolato, arrivò ai cancelli dello discarica e che per fortuna, come certificato dall’Arpa, non inquinò le falde acquifere e le matrici ambientali circostanti, grazie anche al tempestivo intervento degli operai presenti.

Una situazione che rischia di degenerare da un momento all’altro provocando un disastro ambientale di proporzioni immani per il meraviglioso territorio che circonda e fronteggia la discarica, un disastro che può essere immediatamente scongiurato con solo un po’ più di buon senso da parte delle istituzioni preposte atte ad evitarlo.

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