<< Il Sinodo cela un’agenda più politica che ecclesiale e divina. La volontà di modificare la costituzione gerarchica della Chiesa è chiara, con un conseguente indebolimento dell’insegnamento in materia morale. Lo stesso processo usato in Germania>>.
E’ con queste parole che il Cardinale Burke parla del Sinodo in corso durante il Convegno Internazionale “La Babele sinodale” tenuto lo scorso tre ottobre . Il Cardinale durante il suo intervento ha sottolineato che la Chiesa non ha mai insegnato che il Romano Pontefice ha un dono speciale per costruire una propria dottrina. Il Santo Padre è il primo maestro del deposito della fede che è in sé stesso sempre vivo e dinamico. Così insegna la Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” del Concilio Vaticano II.
Nei giorni scorsi sono stati pubblicati dei commenti di alcuni padri sinodali sui dubia espressi al Papa, cito il commento:
“Siamo molto dispiaciuti, i tempi della Chiesa non sono quelli di questi confratelli! Non possono dettare loro l’agenda al Papa, causando peraltro ferite e minando l’unità nella Chiesa. Ma ormai ci siamo abituati: vogliono soltanto colpire Francesco” .
Questi commenti– continua il Cardinale- rivelano lo stato di confusione, errore e divisione che permea la Sessione dei Sinodo dei Vescovi. I cinque dubia trattano la perenne dottrina e disciplina della Chiesa, non un’agenda del Papa. Il linguaggio è rivelatore della mondanità della visione. Questi commenti riflettono dunque, un errore commesso dal nuovo Prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede in un’intervista. Intervista nella quale accusava di scisma e eresia tutti coloro che si discostavano dalla “dottrina del Santo Padre“.
Pubblichiamo quindi i cinque dubia espressi dal alcuni Cardinali.
1. Il primo Dubium riguarda il valore immutabile della Divina rivelazione. Nella prima versione si fa riferimento a quanti sostengono che «la Divina Rivelazione debba essere reinterpretata secondo i cambiamenti culturali del nostro tempo». E quindi si chiede al Papa «se la Divina Rivelazione sia vincolante per sempre, immutabile e quindi da non contraddire». Data la risposta evasiva, nella riformulazione si chiede ancora più precisamente se è possibile che «la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale».
2. Il secondo quesito è in qualche modo una esemplificazione del primo. Cioè: davanti al diffondersi della prassi di benedire le unioni di persone dello stesso sesso, si può dire che questo sia in accordo con la Rivelazione e il Magistero?
Nella riformulazione il quesito diventa doppio, perché è chiaro che tale benedizione non riguarda tanto le singole persone quanto l’omosessualità in sé. E infatti la domanda è: «È possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?».
E in secondo luogo, come conseguenza, ci si sposta su qualsiasi atto sessuale fuori del matrimonio, omosessuale in particolare: è ancora un peccato oggettivamente e sempre grave?
3. Il terzo quesito riguarda la sinodalità, che alcuni ritengono «dimensione costitutiva della Chiesa». Non significherebbe questo un sovvertimento dell’ordine voluto da Gesù stesso per cui «la suprema autorità della Chiesa viene esercitata» dal Papa e dal collegio dei vescovi?
Nella riformulazione la domanda si fa ancora più precisa e attuale: sarà dato potere al Sinodo di scavalcare l’autorità del Papa e del collegio dei vescovi sulle materie dottrinali e pastorali di cui si occuperà?
4. Il quarto Dubium si concentra sulla possibilità dell’ordinazione sacerdotale delle donne, che mette in discussione sia la definizione di sacerdozio ministeriale, ribadita dal Concilio Vaticano II, sia l’insegnamento di san Giovanni Paolo II che aveva già dato per definito questo argomento.
E nella riformulazione si chiede se in futuro non ci sia questa possibilità.
5. L’ultimo Dubium riguarda il perdono definito «diritto umano» e l’assoluzione dai peccati sempre e comunque, come più volte ha insistito papa Francesco. Si può essere assolti senza pentimento, contraddicendo tutto ciò che la Chiesa ha sempre insegnato?
Nella riformulazione la domanda precisa ancora meglio: può essere assolta sacramentalmente una persona che rifiuta il proposito di non commettere il peccato confessato?
(Fonte La Nuova Bussola Quotidiana)